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Fertilità colpevole

Al di la dell'operazione mediatica il #fertilityday sulla fertilità copre l'assenza colpevole di politiche reali e concrete per la fertilità e la famiglia

Beatrice Lorenzin fertilità
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Coprire. è questa la logica dell’iniziativa circa la fertilità del Governo. Coprire l’assenza di vere politiche per la natalità e la famiglia. Che sono inesistenti i Italia. E lo si fa con la scusa della “sensibilizzazione” ossia ribaltando le responsabilità circa un fenomeno negativo verso i cittadini. E no troppo facile. Non è più l’epoca dorata della comunicazione di Berlusconi cari Renzi e Lorenzin.

Oggi la rete, il web, su questioni centrali come quelle che incidono direttamente sulla carne viva dei cittadini, sono essenziali. Le informazioni circolano in maniera magmatica, le esperienze si confrontano e le persone diventano, ogni tanto e specialmente in questi casi che coinvolgono direttamente, in grado di discriminare tra “fuffa” e politiche serie.

E la concezione stessa della Giornata della Fertilità si ascrive nella prima categoria. Basta leggere il corposo rapporto di 137 pagine sulla fertilità in Italia nel quale non c’è nessun riferimento a contesti sociali ed economici relativi alla fertilità.

Nessun contesto. Nessuna soluzione reale. Solo comunicazione o meglio propaganda. Già perché i 113 mila euro della campagna di comunicazione, qui il capitolato, affidati all’agenzia di comunicazione Mediaticamente, non sono stati accompagnati nemmeno da un provvedimento, magari anche piccolo, che servisse come specchietto per le allodole, ma solo da un videogioco.

E anche la comunicazione è stata ridotta all’osso in maniera pressappochista poichè che non sono stati spesi nemmeno un paio di migliaia di euro per un fotografo decente e che sono state acquistate foto di stock del costo di un paio d’euro. Ma non è la qualità, pessima, della campagna che mi interessa, ma come questa s’inserisce in un filone politico preciso.

Quello delle scorciatoie politiche e della colpevolizzazione dei cittadini. Scorciatoie politiche perché si crede che la comunicazione possa al tempo del web imbonire i cittadini, colpevolizzazione perché al di fuori di contesti generali queste comunicazioni puntano il dito su presunte responsabilità delle persone e non di chi ci governa.

E così se usiamo i mezzi privati a Roma è colpa nostra e non di un servizio pubblico che non funziona, se utilizziamo l’auto per andare dalla capitale d’Italia a Viareggio, o ad Aosta (miei casi personali) note località turistiche è che siamo individualisti e non per il fatto che non esistono tra le due località treni adatti alle persone – magari con figli, ma dei carri bestiame.

E sulla fertilità è andata peggio. Ecco cosa si legge nel documento ufficiale che trovate qui.

«Cosa fare, dunque, di fronte ad una società che ha scortato le donne fuori di casa, aprendo loro le porte nel mondo del lavoro sospingendole, però, verso ruoli maschili, che hanno comportato anche un allontanamento dal desiderio stesso di maternità? La collettività, le istituzioni, il competitivo mondo del lavoro, apprezzano infatti le competenze femminili, ma pretendono comportamenti maschili».

E ancora:

«La crescita del livello di istruzione per le donne ha avuto come effetto sia il ritardo nella formazione di nuovi nuclei familiari, sia un vero e proprio minore investimento psicologico».

A parte il fatto che come uomo e come padre mi arrabbio non poco dall’essere escluso dalla questione. Ma mi chiedo come si fa a colpevolizzare, a dare la colpa  alle donne, e al loro diritto all’istruzione, in questa maniera senza tenere conto della realtà della società italiana che è molto più complessa? A questo proposito cito un paio di casi presi da Facebook come esempio di come stiamo realmente.

A un mio post fatto a caldo su Facebook, ossia questo:

Nel 2012 morì mio padre lasciandomi in “eredità” mezza casa che “fece reddito” nonostante fosse sfitta. L’abitazione entrò nell’Isee e la retta per l’asilo di mio figlio aumentò di colpo di 100 euro mese. 1.000 euro in più all’anno. #fertilityday

Il mio amico Rudi Bressa  ha risposto:

Appena nato mio figlio ci venne detto: non ti preoccupare, c’è il Fondo Nuovi Nati. Sì, 5.000 mila euro di prestito, da ridare tutti sull’unghia, con tanto di interessi! Finito di pagare il debito quando mio figlio ha quasi iniziato la scuola dell’obbligo #fertilityday. L’unico ad aiutarci veramente è stato il Comune in cui vivevamo. Ultimo baluardo della sinistra nel varesotto con un welfare da fare invidia alla Svezia. Ovvero grazie al nostro Isee da fame abbiamo potuto mandare il neonato al nido ad un prezzo dieci volte inferiore al normale e avere la mensa gratuita per quasi tutta la materna. Questo mentre io mi barcamenavo nella vita da freelance e la mia compagna si destreggiava tra contratti a chiamata e/o a tempo determinato (2-3 mesi). Senza l’amministrazione pubblica non ce l’avremmo mai fatta.

E che dire del post dell’amica Alessia Capaccioni

Da libera professionista ho richiesto la maternità all’Inps. Nella dichiarazione dell’anno successivo ho dovuto pagare 3.500 euro in più di tasse. Per la cronaca, ne avevo ricevuto 4.800 per la maternità. Peccato che sia stata male dal quarto mese e che dopo abbia avuto problemi sia io che il bambino per otto/nove mesi. Risultato.. Un anno di lavoro perso. Ma di cosa parliamo?

Insomma siamo lontani anni luce dai provvedimenti per la natalità francesi e tedeschi, nazioni nelle quali il contesto dove far nascere, e non dimentichiamolo crescere, bambini è enormemente diverso ed è fatto di servizi capillari ed efficienti a cominciare dai bonus settimanali francesi per le baby sitter che hanno lo scopo di liberare tempo per i genitori, ai parchi pubblici tedeschi per i bambini di Friburgo e Stoccarda (dove porti i bimbi in tutta sicurezza in bicicletta nonostante quest’ultima sia la sede di Porche e Mercedes)  che sono fatti interamente in legno per educare i piccoli al contatto con materie naturali.

Un’operazione questa del #fertilityday che svela tutta l’ignoranza, e il governare secondo il senso comune dei politici, di un Governo, con poco rispetto verso la complessità della società italiana. E c’è da chiedersi se qualcuno dei comunicatori del Ministero della Salute e di Palazzo Chigi abbia la minima consapevolezza di quanto ciò possono costare a livello di voti operazioni simili. Dopo tutto le donne in età fertile (18-45) che votano in Italia sono solo 10.320.872 (fonte Istat 2016, istituto che nonostante i tagli sistematici offre degli splendidi fogli di calcolo usabili in pochi istanti da tutti attraverso il web). E se non al bene del Paese a questo dato la politica dovrebbe essere sensibile. Colpevolizzare i cittadini/elettori non mi sembra una gran bella mossa.


Aggiornamento da Facebook da Paola Tavella. Una fonte molto affidabile. 

Paola Tavella Renzi ha presentato il Fertility Day da Vespa il 7 maggio.

Paola Tavella Poi il 28 luglio il piano dettagliato è stato varato in Consiglio dei Ministri.

Il comunicato stampa del Governo 124 del 28 Luglio 2016 che trovate qui e anche in PDF (sul mio sito non si sa mai) CDM_124

FERTILITÀ UMANA, IL 22 SETTEMBRE GIORNATA DELL’INFORMAZIONE

Il Consiglio dei ministri ha approvato la proposta del Ministro della salute Beatrice Lorenzin di istituire per il 22 settembre di ogni anno una giornata nazionale dedicata all’ informazione e formazione sulla fertilità umana, con il coinvolgimento dei Sindaci, degli ordini dei medici, delle società scientifiche, delle farmacie, delle scuole e delle famiglie. L’iniziativa colloca il tema al centro delle politiche sanitarie ed educative del Paese, con la consapevolezza che la salute riproduttiva è alla base del benessere psico-fisico, oltre che relazionale, di tutti i cittadini, anche tenuto conto che il problema della denatalità influenza direttamente molti settori, in campo economico, sociale, sanitario e previdenziale.

*****


Il comunicato stampa del Ministero della Salute dove si dice che c’è stata: “una lettura dell’evento che non corrisponde allo spirito con il quale la giornata è stata istituita” in Pdf 99-2016 Precisazione du Fertility day


Aggiornamenti nudi e crudi dalle agenzie circa il PD (che è il partito di Governo di cui la Lorenzin è ministro):

FAMIGLIA. RENZI: FERTILITY DAY? NON SERVE A FARE FIGLI
(DIRE) Roma, 1 set. – “Non sapevo niente di questa campagna”, il ‘fertility day’: “la mia opinione è che se vuoi creare una societá che torna a fare i figli devi creare situazioni strutturali come asili nido, tempi di lavoro delle famiglie, servizi. Le societá dove c’è un trionfo di passeggini lo fanno non perchè c’è campagna dietro, ma perchè ci sono queste misure”. Lo afferma Matteo Renzi, ospite di Rtl102.5. “Non conosco nessuno dei miei amici che fa un figlio perchè vede un cartellone pubblicitario”, aggiunge.

FERTILITY DAY. ESPOSITO (PD): CHI SI E’ INVENTATO QUESTA STRONZATA?
(DIRE) Roma, 1 set. – “Il silenzio è la cosa migliore, ma vi invito a scavare e a scoprire qual è la societá di comunicazione che si è inventata questa stronzata e quanto l’abbiamo pagata. Circa 150-200.000 euro”. Lo ha detto Stefano Esposito, senatore del Partito Democratico, intervenendo stamattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Universitá Niccolò Cusano, nel corso del format ECG, con Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio. “Il mio primo figlio- ha aggiunto- è nato attraverso la fecondazione assistita, questo è un tema serio, di una drammaticitá che non può essere banalizzata in questo modo. Io l’ho vissuta in prima persona. Serve piú sensibilitá e meno banalizzazione. Ci è costata circa 200.000 euro. Sarebbe interessante sapere se hanno fatto almeno una gara d’appalto…”.

VALENTE (PD): “FERTILITY DAY SCELTA INFELICE
ILVELINO/AGV NEWS) NAPOLI , 01 SET. “Il Fertility Day è una scelta infelice. La maternitá deve essere sempre una scelta libera e consapevole anche in un paese come l’Italia dove i tassi di natalitá stanno raggiungendo pericolosamente la soglia della sostenibilitá sociale. Guai a pensare il contrario sarebbe davvero drammatico. Ma è un errore pensare a una campagna che chiede alle donne di fare piú figli e farli presto”. Così in una nota la deputata PD Valeria Valente. “Uno Stato giusto ed equo risponde mettendo in atto politiche in grado di sostenere di piú e meglio la scelta della maternitá quando questa, in assoluta libertá e massima consapevolezza, viene compiuta – aggiunge Valente – . Assumere come Paese, finalmente, il valore sociale della maternitá e fare in modo che la decisione di mettere al mondo un figlio non sia piú una scelta che, quando compiuta, continui a gravare unicamente o prevalentemente sulle spalle delle donne, questa si sarebbe una scelta giusta. Vanno condivise le gioie, i pesi, le fatiche e le responsabilitá di crescere un figlio. Una condivisione non solo da parte dei padri ma di tutte le realtá produttive pubbliche e private; da parte delle organizzazioni sociali, sindacali e del volontariato e da parte di uno Stato che non si gira dall’altra parte perchè mettere al mondo vite umane e farle crescere bene è il migliore investimento per il futuro di un paese”, conclude Valente.

SANITA’: SPERANZA, CON FERTILITY DAY CAMPAGNA RETROGRADA = Piú serio battersi contro insicurezza sociale
Roma, 1 sett. (AdnKronos) – “In Italia si fanno pochi figli. È un tema vero. Ma non può essere affrontato con una campagna retrograda che esprime un’idea sbagliata e offensiva nei confronti di donne, uomini e famiglie”. Lo scrive il deputato del Pd Roberto Speranza su Facebook.
“Se vogliamo affrontarlo seriamente – aggiunge Speranza – dobbiamo innanzitutto batterci contro l’insicurezza sociale e la paura del futuro che sono la prima ragione per cui in tanti non se la sentono di mettere al mondo un figlio. E poi dobbiamo garantire maggiore sostegno alle tante coppie che hanno difficoltà ad avere figli e che in Italia sono costrette ad affrontare troppi ostacoli”.

FAMIGLIA. FERTILITY DAY, CAMPANA-GELLI (PD): GIÀ IN CAMPO MISURE PER FAMIGLIA
(DIRE) Roma, 1 set. – “Bonus bebè, voucher baby sitter, nuovi incentivi al welfare aziendale per la conciliazione della vita privata e del lavoro, congedi maternitá anche per le lavoratrici atipiche e libere professioniste, congedi papá, sono solo alcuni dei provvedimenti messi in campo negli ultimi trenta mesi di governo e che rappresentano risposte concrete per chi diventa genitore o ha sulle spalle la responsabilitá di una famiglia, magari in assenza di un welfare famigliare stabile. Una campagna di comunicazione non può offuscare quanto fatto fino ad oggi in tema di sostegno a chi ha un figlio o sta per diventare genitore”. Lo affermano in una nota congiunta la responsabile Welfare della segreteria nazionale Pd Micaela Campana e il responsabile Sanitá del Pd Federico Gelli. Poi, aggiungono: “Tuttavia in Italia, una coppia su cinque non riesce ad avere figli. Il 40% delle cause di infertilitá riguardano prevalentemente la componente femminile, l’altro 40% riguarda la componente maschile ed un 20% entrambi. Questi numeri ci dicono che c’è un problema sul tema della fertilitá maschile e femminile. Che dal punto di vista sanitario va incrementata la ricerca ed è necessario arrivare velocemente alla riforma della legge 40 giá incardinata al Senato, una legge oramai distrutta a colpi di sentenze perchè troppo restrittiva e umiliante per chi decideva di intraprendere il percorso della procreazione assistita”. Per Campana e Gelli “la fertilitá non è un bene comune, come erroneamente comunicato nella campagna. Diventare genitori è piuttosto una libera scelta, e noi dobbiamo continuare a incrementare tutte le condizioni per rendere possibile questa scelta”.


E per la Lorenzin si tratta di fare solo qualche piccolo aggiustamento

Fertility day: Lorenzin, rivediamo 2 cartoline ++ Modifica a Clessidra e `datti una mossa´, le più contestate
(ANSA) – ROMA, 1 SET – «La campagna del Ministero della Salute per il Fertility Day resta nella sua impostazione ma stiamo rivedendo le due cartoline che hanno fatto più scalpore, quella della clessidra e quella che dice `datti una mossa´. La direzione per la comunicazione sta valutando come ricalibrare la comunicazione»: è il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin a spiegarlo all’ANSA. «Abbiamo 22 giorni per migliorare la qualità della campagna», aggiunge. (ANSA)


Si ringraziano Rudi Bressa  e Alessia Capacchioni per aver autorizzato la riproduzione dei loro post, Arianna Ciccone e Paola Tavella per le ottime informazioni.

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