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SERGIO FERRARIS
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UN ALTRO AMBIENTE E' POSSIBILE
AmbientePecoraro Scanio, Ministro dell'Ambiente parla di quale sarà la politica energetica e ambientale italiana dei prossimi anni

Il nuovo Governo avrà politiche ambientali ed energetiche radicalmente differenti dal precedente. Kyoto, rinnovabili, efficienza e nuove centrali sono alcune delle questioni sul tappeto. In un intervista realizzata a fine luglio il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio le illustra con particolare attenzione a quelli che saranno i punti cruciali nei prossimi anni.

L’Italia è completamente fuori dai parametri di Kyoto (+13% rispetto al 1990). Quanto pensa si possa recuperare - con interventi fatti in Italia – del ritardo accumulato?

Il precedente Governo, pur ratificando il Protocollo di Kyoto, non ha mai dato seguito ad alcun serio intervento che portasse l’Italia nella direzione del rispetto dei parametri da questo stabiliti. Il nostro Governo vede invece nel Protocollo di Kyoto un’opportunità non solo per migliorare le condizioni dell’ambiente in cui viviamo, ma per un rilancio di uno sviluppo economico sostenibile come valore aggiunto per la competitività internazionale. Per quanto riguarda le emissioni il programma dell’Unione indica chiaramente la strada da seguire, innanzitutto saranno adottate politiche di riduzione delle emissioni previste dal Protocollo che incidano per l’80% sui tagli interni e per il restante 20% sui meccanismi flessibili.
Inoltre i principali interventi devono andare prima di tutto verso la direzione del risparmio e dell’efficienza energetica.
L’Europa stabilisce l’obiettivo di ridurre i consumi energetici, quindi le emissioni, del 20%, il nostro obiettivo minimo e di raggiungere almeno il 10%. Infine, bisognerà dare un grande impulso allo sviluppo delle fonti rinnovabili e, sempre in base a quanto stabilito nel programma dell’Unione, vogliamo arrivare entro il 2010 a un 25% di energia elettrica prodotta da fonti pulite, ovvero +9% di rinnovabili escluso il grande idroelettrico, rispetto alla situazione odierna.

È favorevole a responsabilizzare le Regioni ripartendo tra di esse una parte degli obiettivi di Kyoto?
La ripartizione regionale potrebbe essere un’idea ma non una soluzione a un problema di un sistema che prevede una responsabilità dell’Italia intera, piuttosto sarebbe meglio prevedere un sistema di ripartizione per settori energetici. Dalla loro, le Regioni attraverso i Piani energetici regionali hanno in mano uno strumento di grande importanza che dovrà, dove ancora non è stato realizza- to, essere il fulcro per il rilancio energetico nazionale.

La fase due dell’Emissions Trading sarà più rigida dell’attuale?
La fase due dell’emissions trading sarà per forza di cose più rigida di quella attuale. Il Protocollo di Kyoto va visto e interpretato in un’ottica di continua e progressiva riduzione delle emissioni. La prima fase di Kyoto è solo l’inizio di una politica planetaria che dovrà prestare sempre maggior attenzione ai problemi di impatto del nostro stile di vita e di politica produttiva.

LE RINNOVABILI

Aumento della quota obbligatoria di energia verde da parte dei produttori elettrici o revisione del sistema di incentivi?
Il sistema degli incentivi, sempre in accordo con quanto stabilito nel programma dell’Unione, dovrà essere rivisto nell’ottica di apportare maggiori benefici alle attività meno inquinanti. La quota obbligatoria del 2% per i produttori di energia elettrica potrebbe essere aumentata ma non sarebbe questa la vera soluzione al problema. Bisogna, infatti, intervenire apportando veri e propri cambiamenti al sistema di produzione energetica attraverso la realizzazione di distretti energetici autosufficienti o quasi.

Quanto ritiene debba essere innalzato il tetto della potenza fotovoltaica installabile (attualmente 1.000 MW al 2015, una cifra già superata dalle domande pervenute in 7 mesi al Grtn)?
Ritengo con il conto energia sia una delle poche iniziative valide realizzate dal precedente Governo, ma il tetto fissato inizialmente, assolutamente troppo basso, riduceva il potenziale innovativo di uno strumento che in Germania è stato il promotore dello sviluppo del fotovoltaico. 15.290 domande, per una potenza di 1.274 MW, sono state inoltrate, come previsto, successivamente al primo marzo (primo periodo utile per la presentazione delle domande dell’anno 2006). A queste ultime domande si applicano i limiti di potenza annuale definiti nel decreto ministeriale 6 febbraio 2006 che sono:
  • nella fascia 1-50 kW sono pervenute 13.827 domande per complessivi 365 MW, a fronte di un limite annuale incentivabile di 60 MW;
  •  nella fascia 50-1.000 kW sono pervenute 1.463 domande per 909 MW, a fronte di una potenza limite di 25 MW.
Il tetto installabile è gia stato innalzato ma il grande numero di richieste presentate ci indica la strada che dovrà essere percorsa di un ulteriore innalzamento delle potenza installabile. Per fare ciò abbiamo già aperto un tavolo di concertazione con il Ministero dello Sviluppo e quello dell’Economia. Di certo l’intenzione è quelle di recuperare e destinare alle vere fonti rinnovabili gli introiti derivanti dalla tariffa A3 che già paghiamo e che per la sua maggior parte viene destinata a promuovere produzioni energetiche che hanno ben poco di pulito e rinnovabile.

È favorevole all’obbligo del solare nella nuova edilizia, come deciso dalla Spagna lo scorso marzo?
L’introduzione dell’obbligo del solare, soprattutto termico, nella nuova edilizia o per le ristrutturazione sostanziali degli edifici è nata in Spagna prima di tutto con interventi comunali, e si è estesa poi a livello di normativa nazionale. Anche in Italia iniziano a esserci segnali importanti da parte di alcune amministrazioni locali, si veda a esempio il Comune Roma che circa due mesi fa ha varato il nuovo PRG includendo la necessità di coprire almeno il 50% dei fabbisogni energetici con energie rinnovabili. L’obbligo del solare potrebbe essere accompagnato da misure incentivanti quali: sgravi fiscali sugli immobili o sulle attività di costruzione e ristrutturazione oppure premi di cubatura per cui, chi costruisce un immobile con sistemi solari avrà la possibilità di edificare una percentuale in più di metri cubi in base alla potenza installata (anche questi interventi sono già stati sperimentanti a livello locale).


EFFICIENZA ENERGETICA

È favorevole all’ innalzamento e prolungamento degli obblighi per i distributori di energia elettrica e gas di quote di risparmio energetico?
Assolutamente si. Ma accanto a questo è necessario che i grandi produttori e distributori di energia vendano servizi oltre all’energia. Questo perché, per rendere uno strumento realmente efficace bisogna attribuirgli una valenza economica , quindi i programmi di efficienza e risparmio devono essere una fonte di rendita ben oltre l’utilizzo dei certificati bianchi.

È favorevole all’anticipazione dei livelli di dispersione termica degli edifici dal 2009 al 2007?
Anche in questo caso la risposta è affermativa purché ci siano i giusti strumenti per attuarli. Sarà necessario, infatti, promuovere degli accordi con i Comuni affinché inseriscano nei Piani regolatori generali delle regole di promozione e sviluppo di un’edilizia attenta a ridurre gli sprechi energetici in generale e termici in particolare.

È favorevole all’introduzione in Finanziaria di una marcia in più per le detrazioni fiscali legate agli interventi di risparmio energetico nell’edilizia?
Al riguardo il programma dell’Unione parla chiaro. C’è un impegno a promuovere un programma per le città e e periferie finalizzato alla tutela dei centri storici e al risanamento urbanistico e sociale delle periferie. Contestualmente, ci siamo impegnati di fronte agli elettori a rendere permanenti gli incentivi fiscali per ristrutturazioni edilizie finalizzandole al risparmio energetico, alla qualità ecologica, bioedilizia e sicurezza degli edifici. Dobbiamo lavorare per realizzare questi impegni.


CENTRALI ELETTRICHE

Cosa pensa della riconversione a carbone delle centrali?
Anche in questo caso il programma dell’Unione ha stabilito delle regole fondamentali che seppur indirettamente danno la risposta a questa domanda. L’impegno a ridurre le emissioni di CO2 con interventi in house dell’80% e la volontà e necessità di ridurre le emissioni nel rispetto dei parametri di Kyoto lasciano intendere che il ricorso al carbone non può essere una strada perseguibile.

Sergio Ferraris


L'articolo è stato pubblicato sulla rivista Qualenergia e su Qualenergia.it

 

© Sergio Ferraris
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