Biocarburanti per la transizione

I biocarburanti possono essere utili per migliorare la sostenibilità di settori difficili come quello del trasporto aereo

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Biocarburanti come fonte di transizione. E per combattere i gas serra. è questa la prospettiva della quale si è discusso in un recente appuntamento a Roma organizzato da Neste, produttore finlandese e attivo a livello mondiale nel settore. E il nostro paese potrebbe avere degli indubbi vantaggi da questa fonte. In Italia, secondo i dati pubblicati da Eurostat, tra il  1990 e il 2012, il settore dei trasporti ha registrato un +35% di produzione delle emissioni di gas serra. Un settore, quindi, quello dei trasporti che deve essere affrontato in maniera radicale anche in vista dell’entrata in funzione dall’accordo di Parigi sul clima e degli obiettivi europei che fissano l’obiettivo di riduzione dei gas serra al 2020 al 20% e al 2030 del 40%. In questo scenario, un contributo determinante arriverà dalla capacità di produzione di diesel rinnovabile che in Europa aumenterà fino a 3,5 MT nel 2020.

Oltre a ciò è necessario ricordare che secondo i dati Ocse a livello globale le emissioni di CO2, derivanti dai trasporti, sono aumentate del 45% dal 1990 al 2007, con valori particolarmente elevati causati dagli spostamenti su gomma e con aereo. Un punto, quest’ultimo, di grande rilevanza se si considera infatti che i biocarburanti rivolti al settore aeronautico possono contribuire all’obiettivo della riduzione del 6% dell’intensità dei gas a effetto serra stabilito negli accordi internazionali.

Questo è un obiettivo, d’altra parte, fissato in modo congiunto dalla Commissione europea e dalle principali compagnie aeree dell’Unione e dai produttori di biocarburante, ossia quello di utilizzare nell’industria aeronautica 2 milioni di tonnellate di biocarburanti entro il 2020. Oltre a ciò altro obiettivo della Iata (International Air Transport Association), è l’aumento medio annuo dell’efficienza energetica, pari all’1,5% dal 2009 al 2020, l’imposizione di un tetto alle emissioni nette di CO2 nel settore aeronautico dal 2020. «L’energia pulita – dice Simo Honkanen, senior vice presidente Neste sostenibilitá – è tra le tematiche di cui le aziende devono occuparsi per confermare, anzi potenziare, la riconoscibilitá della propria responsabilitá sociale. Qualitá oltretutto sempre piú premiata anche dai mercati, come fattore in grado di determinare crescita e redditivitá a lungo termine»

Oltre al trasporto aereo i biocarburanti sono utilizzabili anche nei normali motori diesel e può essere inserito direttamente nell’infrastruttura di distribuzione e utilizzato sia come componente di una miscela, sia puro al 100% dai consumatori e dalle flotte di veicoli pubblici e privati, dalle macchine agricole, come dai gruppi elettrogeni di emergenza. «La riduzione delle emissioni del traffico veicolare, quello privato certo ma anche quello pubblico locale (Tpl), è il primo grande contributo che nella nuova strategia europea al 2030 le cittá e le regioni europee possono dare ma allo stesso tempo negli ultimi mesi ha rappresentato uno dei grandi temi sui quali i sindaci italiani hanno dovuto spesso improvvisare delle reazioni – afferma Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno, presidente di Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale) e delegato alla Finanza locale dell’Anci – Il 30% dell’inquinamento delle cittá italiane deriva direttamente dal traffico, dal carico veicolare che anche negli ultimi mesi ha rappresentato uno dei grandi temi sui quali i Sindaci italiani hanno dovuto spesso improvvisare delle reazioni in questo momento dal ministero delle Infrastrutture arrivano delle indicazioni precise soprattutto per quanto riguarda la possibilitá di mitigare i pregiudizi portati all’ambiente delle nostre cittá, alle nostre torri e ai nostri campanili, dal traffico veicolare concentrandosi su quel 7% di contributo all’inquinamento che deriva dal Trasporto pubblico locale».

Ovvio che i biocarburanti non debbano impattare con il settore agricolo, come accade alcune volte, anche perché in questa maniera si cadrebbe dalla padella alla brace, emettendo meno CO2 ma mettendo a rischio l’approvvigionamento alimentare i migliaia di persone. In questo quadro lo sviluppo dei biocarburanti di seconda generazione sta migliorando la situazione. Lo sviluppo di colture dedicate no food su terreni marginali e l’utilizzo di rifiuti potrebbe a breve far sviluppare il settore con dei margini di sostenibilità inaspettati.

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